x

x

1994 – 2024: 30 anni di autonomia per le Casse di previdenza dei professionisti

cassa di previdenza
cassa di previdenza

1994 – 2024: 30 anni di autonomia per le Casse di previdenza dei professionisti

Per il Presidente della Cassa di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti la privatizzazione delle Casse di previdenza è stato “un esempio virtuoso di realizzazione dei principi costituzionali di sussidiarietà e di affidamento ai corpi intermedi della società civile, di funzioni fondamentali di natura pubblicistica, quali la previdenza sociale, attraverso modelli organizzativi e gestionali di natura privatistica” (Fonte: Il Sole 24Ore del 23 aprile 2024, pag. 21).

Le dinamiche demografiche e le turbolenze finanziarie sono però, a mio giudizio, due aspetti che impongono, dopo 30 anni, una serie riflessione.

Giungono opportune le conclusioni del Governatore della Banca d’Italia nella sua lectio magistralis del 23.04.2024: «Dopo decenni in cui la globalizzazione sembrava inarrestabile, i conflitti geopolitici stanno ora minacciando il sistema di scambi internazionali e la stabilità dell’economia mondiale. Sono riemersi timori che il mondo possa tornare a lacerarsi tra blocchi economici, politici e persino militari contrapposti. La frammentazione commerciale e finanziaria pone rischi rilevanti per l’economia europea, data la sua ampia apertura internazionale. Più in generale, le dispute geopolitiche minacciano i principi di cooperazione internazionale e l’assetto multilaterale che dal secondo dopoguerra hanno sorretto lo sviluppo economico mondiale e favorito il mantenimento della pace tra le principali potenze. È nel nostro interesse difendere con determinazione i progressi sin qui conseguiti nel grado di apertura e integrazione globale. Al tempo stesso, non possiamo ignorare i rischi geopolitici e i loro effetti. Dobbiamo individuare le modalità per operare efficacemente in un mondo meno stabile e meno aperto. La soluzione è rafforzare l’economia europea. Riequilibrando il suo modello di crescita e valorizzando il mercato unico. Rendendola più competitiva. Ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico. Mettendola in grado di difendere la propria sicurezza esterna. Conferendole la forza e l’autorevolezza necessarie per contare nel mondo e contribuire al dialogo e alla cooperazione tra paesi. La portata di questi impegni è enorme, e i paesi europei possono avere successo soltanto unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria, con un’integrazione più stretta in termini sia finanziari sia fiscali. Alla metà del secolo scorso l’Europa fu creata per scelta, per non rivivere gli orrori della guerra. Di fronte ai rischi di frammentazione economica e ai conflitti che stanno emergendo in più aree del mondo, il suo rafforzamento è oggi un obbligo: per contrastare le divisioni esterne all’Unione dobbiamo poter contare su una maggiore integrazione interna. L’Europa deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei paesi che la compongono. Nel secondo dopoguerra Luigi Einaudi, mio illustre predecessore poi eletto Presidente della Repubblica italiana – conscio dell’esigenza di progredire verso una cooperazione sempre più stretta tra gli Stati europei – affermava: “La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire”. Il suo monito è tremendamente attuale nei tempi di frammentazione e di guerra che stiamo vivendo. Le risposte che daremo dovranno essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte». (Fonte: Il futuro dell’economia europea tra rischi geopolitici e frammentazione globale, Lectio magistralis di Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in scienze giuridiche banca e finanza presso l’Università degli Studi di Roma Tre, 23 aprile 2024)

«Le Casse professionali non sono più nella fase iniziale, corrispondente al momento della loro trasformazione in enti di diritto privato (avvenuta con d.lgs. n. 509 del 1994) o alla loro istituzione (disposta con d.lgs. n. 103 del 1996). A distanza di quasi trent’anni dalla riforma della previdenza per le libere professioni, si può affermare che siamo ormai di fronte ad una situazione di regime (intesa come balanced growth) o quasi. Il numero degli iscritti non è più in forte crescita, come un tempo, ed anzi, nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2009, come si può notare osservando il grafico riportato in fig. 1, tende gradualmente a ridursi. Il picco di iscrizioni registrato nel biennio 2013-2014 è dovuto, infatti, ad un evento straordinario e difficilmente ripetibile, e cioè alla riforma di Cassa Forense, che ha portato all’iscrizione d’ufficio di tutti gli avvocati iscritti in precedenza alla Gestione separata dell’Inps. Per contro, si assiste attualmente ad una crescita impressionante del numero dei pensionati che continuano ad esercitare l’attività professionale (pensionati attivi). Osservando il grafico riportato in fig. 2 si può notare, infatti, come il loro numero sia più che raddoppiato, mentre quello degli iscritti attivi va sostanzialmente registrando, a partire dal 2014, un andamento costante e, negli ultimi due anni (2018-2019), persino lievemente decrescente.

grafico1
grafico2

(Fonte: capitolo VI di Salvatore Villani, ricercatore di scienze delle finanze presso l’Università di Napoli, Federico II, nel volume della Fondazione italiana del notariato, 1/2022, a cura di Stefano Fiorentino, Giuffré Francis Lefebvre).

Diciannove Casse autonome, per ragioni di economia di scala, non hanno più ragione di esistere, perché – al di là della specificità di ogni singola professione – è unica la mission della loro esistenza e cioè garantire previdenza e assistenza a tutti gli iscritti, obbligati per legge ad esserlo.

S’impone quindi l’unificazione in un’unica Cassa con gestioni specifiche, così da affrontare gli squilibri demografici e reddituali delle varie categorie.

In previdenza contano i numeri e non la specificità categoriale.

Chi sostiene il contrario lo fa solo per interessi di “bottega”.

Tanti Comitati di delegati, tanti Presidenti e vice, tanti Cda, tanti Collegi sindacali, tanti gettoni e prebende varie da partecipazioni in advisory board o Cda di Enti investiti e cosi via.

In secondo luogo, poiché tra 15/20 anni le pensioni, più che dalla contribuzione degli iscritti, dipenderanno dal rendimento del patrimonio accumulato, s’impone un’unica centrale operativa, all’avanguardia quanto a competenza e professionalità avendo tutte le Casse il medesimo obiettivo e cioè conseguire, dal patrimonio accumulato, il miglior rendimento con il minor rischio compatibile con la natura contributiva obbligatoria della provvista.

Il denaro che le Casse maneggiano, direttamente o indirettamente, sui mercati finanziari è costituito da contribuzione obbligatoria per la previdenza e assistenza.

In questa direzione mi pare orientato anche il Ministero dell’Economia e della Finanza, se non interpreto male il messaggio inviato il 23 aprile 2024 al Convegno della Cassa dei dottori commercialisti e che qui ripropongo: «Siamo allo snodo del regolamento sugli investimenti delle Casse di previdenza private (la cui emanazione era prevista entro il 30 giugno dello scorso anno, stando alla Legge di Bilancio per il 2023, ndr), un testo governativo che "potrà disciplinare", tra l'altro, gli interventi finanziari "nel mondo dell'economia reale" del Paese.  Lo afferma il sottosegretario all'Economia Federico Freni nel videomessaggio spedito stamattina al Forum della Cassa dottori commercialisti (Cdc), l'Ente presieduto da Stefano Distilli, a Roma, aggiungendo di essere, su questo fronte, affezionato "all'idea della scatola", dunque "potremmo pensare ad un unico macro-contenitore per gli investimenti". Un'iniziativa, incalza l'esponente del dicastero di via XX settembre, "che faccia salva l'autonomia delle Casse" professionali private, ma che, conclude Freni, "consenta di riordinare la dinamica degli investimenti"». (Fonte: ANSA del 23.04.2024)

Attenti studi attuariali dovranno garantire gli iscritti sulla sostenibilità di questo riordino, diversamente non resterà che il rientro in INPS con la garanzia finale dello Stato.

Come giustamente ha chiosato l’Onorevole Bagnai, Presidente della Bicamerale di controllo sugli enti previdenziali: “Questi enti reclamano maggiore autonomia e più linearità nei controlli, efficienza ed efficacia dei provvedimenti autorizzativi: sono rivendicazioni che hanno astrattamente un senso, ma è interesse innanzitutto di chi le porta avanti evitare che vi possa essere, anche solo il sospetto, che il sistema consenta la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite. Il primo presidio contro questa evenienza risiede nel sistema dei controlli interni e nella competenza manageriale di chi amministra le Casse” (Fonte: Il Sole 24Ore del 23.04.24, pag. 22).

Sulla sostenibilità finanziaria del sistema delle Casse professionali, a 30 anni dalla loro privatizzazione, consiglio vivamente la lettura del capitolo VI di Salvatore Villani, ricercatore di scienze delle finanze presso l’Università di Napoli, Federico II, nel volume della Fondazione italiana del notariato, 1/2022, a cura di Stefano Fiorentino, Giuffré Francis Lefebvre, che ha citato numerosi miei scritti in materia.

Mi pare utile rileggere, giunti sin qui, le osservazioni critiche rese in audizione alla Bicamerale dalla Corte dei Conti il 30 novembre 2023:

«4.5. Le criticità del settore

Occorre premettere come si intenda in questo paragrafo finale richiamare l‘attenzione della Commissione su quelle che - in esito all’attività di controllo svolta dalla Corte di conti sui documenti di bilancio più recenti (esercizio 2022) trasmessi dalle Casse dei professionisti - sono apparse alcune delle maggiori criticità del settore e di cui è evidenza negli stessi referti deliberati dalla Sezione e debitamente inviati al Parlamento.

È stato, innanzi, riportato e commentato un quadro complessivo e di sintesi dei principali indicatori che hanno riferimento alla gestione delle Casse. Pur tuttavia la Corte è ben consapevole della importanza per il decisore politico di disporre di dati e informazioni, sempre aggiornati, che fotografino in una visione complessiva l‘andamento del primo e del secondo pilastro della previdenza.

Ne è una riprova la recente istituzione da parte dell‘esecutivo di un apposito organismo che ha il compito di supplire a questa carenza. Con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 23 marzo 2023, n. 41, è stato, infatti, istituito l’Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale e l’analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico.

L’Osservatorio, che ha durata triennale, è composto da non più di 15 membri (compreso il Presidente), nominati con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ed ha i seguenti compiti:

- svolge un’analisi dei fattori che influenzano l’andamento della spesa in campo previdenziale, ivi compresi i Fondi pensione nonché gli Enti di previdenza dei liberi professionisti;

- valuta l’impatto della spesa previdenziale sui saldi di finanza pubblica;

- valuta gli andamenti economici del sistema e i relativi flussi di finanziamento;

- informa il Ministro del lavoro e delle politiche sociali sull’andamento della spesa del vigente sistema pensionistico;

- programma ed elabora attività di analisi e di ricerca con i diversi attori istituzionali;

- propone eventuali modificazioni normative di settore per consentire una revisione del sistema pensionistico vigente.

L’Osservatorio produce una relazione annuale sull’attività svolta a supporto del Ministro del lavoro.

Degli aspetti afferenti al delicato settore degli investimenti patrimoniali delle Cassa già si è, in altra parte di questo documento, diffusamente detto e vale qui soltanto sottolineare come, a giudizio della Corte, resti importante che in tempi quanto più possibile contenuti trovi attuazione quanto disposto dalla legge di bilancio per il 2023 e che, quindi, siano definite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita la Covip, le norme di indirizzo degli Enti previdenziali in materia di investimento delle risorse finanziarie, di conflitti di interessi e di banca depositaria, di informazione nei confronti degli iscritti, nonché sugli obblighi relativamente alla governance degli investimenti e alla gestione del rischio. Ciò al fine di permettere, entro sei mesi dall’adozione di tale decreto e nel rispetto di quanto disposto dallo stesso, agli Enti l’adozione di nuovi regolamenti.

Vale, comunque, ribadire come la Corte - a prescindere da quelli che sono i compiti istituzionali affidati alla Covip (delle cui relazioni sarebbe auspicabile fosse destinataria in via formale anche la Corte dei conti) - nei propri referti ha sempre invitato a ricercare strumenti finanziari che, nel rispetto degli interessi pubblici perseguiti, siano improntati alla massima prudenza. Le Casse, infatti, è d’uopo ricordarlo, sono chiamate a garantire sempre la finalità originaria alla base del processo di privatizzazione – riconoscere corpi intermedi in grado di garantire la funzione pubblica di protezione sociale – senza mai perdere di vista il loro obiettivo ultimo, ovvero la garanzia e la tutela dei liberi professionisti iscritti che “hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”, in ossequio all’articolo 38 della Costituzione.

Tuttavia, più volte, le differenti Relazioni della Corte hanno segnalato una non prudente gestione degli investimenti immobiliari e mobiliari, che ha comportato un rendimento derivato negativo.

Sono peraltro emerse alcune problematiche di carattere strutturale all’interno degli Enti quali una sovrapposizione di organi, una loro composizione molto ampia (con un relativo aumento del costo) e, talvolta, carenze di professionalità specifiche.

Un cenno occorre riservare alle politiche poste in atto dalle Casse nella raccolta dei contributi obbligatori versati dagli associati e, in particolare, in tema di recupero dei crediti di questa natura. Dal controllo della Corte è emersa talvolta una gestione del recupero dei crediti disomogenea, con effetti non di rado divergenti. Al riguardo, occorre guardare con favore all’adozione di misure incisive volte alla riscossione di tali poste creditorie, spesso ingenti per entità e per numero di debitori, anche al fine di evitare rischi di prescrizione.

Alcune Casse, a tal riguardo, hanno positivamente sperimentato forme coattive di recupero, ma anche efficaci piani di rateizzazione.

A margine di tale disamina, in conclusione, si riassumono i temi più rilevanti su cui la Corte dei conti nei propri referti al Parlamento ha avuto l’occasione di segnalare l’attenzione:

- l’efficacia e la correttezza di sistemi di remunerazione dei vertici che, talvolta, prevedono l’erogazione di compensi ad organismi pletorici o di scarsa utilizzazione o per la partecipazione a comitati consultivi di varia natura;

- l’introduzione di requisiti di professionalità, di onorabilità, di criteri di nomina, di composizione, di genere e di comportamento degli organi sociali degli Enti previdenziali;

- la razionalizzazione degli assetti di vigilanza;

- i rischi connessi all’aumento, riscontrato in molti casi, del valore dei crediti contributivi vantati nei confronti degli iscritti;

- l’adeguatezza dei fondi rischi rispetto sia all’incertezza di alcuni rendimenti finanziari sia rispetto ai procedimenti legali in corso;

- l’eventualità di un incremento delle prestazioni di welfare erogate dagli Enti a favore degli iscritti;

- l’adeguatezza quantitativa e qualitativa delle strutture organizzative dedicate agli investimenti finanziari e reali». (Fonte: Corte dei Conti, Sezione del controllo sugli Enti, Audizione dinanzi alla Commissione Parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, 30.11.2023)